14/02/10

COSA CI MANCA ?

Non voglio fare una valutazione dell'ultima partita; personalmente credo che abbiamo giocato peggio in altre occasioni. Credo sia più costruttivo porre l'attenzione su alcuni punti emersi finora.
In questa categoria la differenza fra le squadre non è tanto tecnica; ci sono altre cose che contano ugualmente o forse anche di più.
1 LA COMBATTIVITA', la determinazione agonistica, quella che mi piace chiamare GRINTA. Quella rabbia interiore che non si esprime prendendo a parole avversario o arbitro ma lottando silenziosamente su ogni contrasto, marcando con cattiveria (e senza polemica) sui calci piazzati, raddoppiando il compagno in difficoltà, pressando, inseguendo l'avversario, correndo nella remota speranza che chi ti sta di fronte sbagli il controllo . La grinta nello sport somiglia al valore dei soldati: è qualcosa che non ha niente a che vedere con il bilancio delle forze in campo (anzi sembra essere stimolata in condizioni d'inferiorità).La combattività non dipende dalla corporatura (anche se si giova della forza fisica): Gattuso e Gargano non sono Hulk. Piuttosto è uno stato mentale di irragionevole autoesaltazione interiore che ti porta a pensare che il prossimo pallone è sempre il più importante della vita. Ti porta a convincerti che DEVI LOTTARE per conquistarlo e ti suggestiona al punto che ne diventi convinto.
Al contrario quando l'avversario ha più grinta di te (credetemi: questo ci è capitato spesso) puoi essere anche tecnicamente migliore, fisicamente più preparato, costituzionalmente più veloce ma non ti aiuta, non ti basta perchè la sua combattività ti metterà in condizione di non toccare palla. Allora la reazione più tipica è un senso di frustrazione e scoraggiamento; ti giri verso il mister e ti lamenti perchè i compagni non ti aiutano o non ti passano la palla nel modo giusto. Non si tratta di aver "fame di vittoria" (perchè per vincere occorre un insieme di eventi che non dipendono dal singolo) è "fame di avversario" è agonismo estremo, sete insaziabile di misurarsi uno contro uno: nel contrasto, nella corsa spalla a spalla, nel salto, nello scatto. Equivale a pensare "sarai anche più bravo, vincerai anche la partita, vincerai anche il campionato, ma QUESTO PALLONE scordatelo perchè lo prendo io!!!"

2 L'ESPERIENZA è quella capacità di "sentire il momento della gara", capire la situazione psicologica degli avversari, dell'arbitro, dei compagni e comportarsi di conseguenza. E' quella capacità, figlia della consuetudine, di restare sempre lucidi anche nei momenti delicati della gara, che ti evita di perdere la calma, di urlare al compagno o all'avversario, di sbagliare le rimesse laterali, di capire quando è fallo e quando no. Spesso non si tratta di sapere o non saper fare qualcosa, ma di SAPER SCEGLIERE la cosa giusta da fare. Non sempre nella stessa posizione e nello stesso ruolo è opportuno fare la stessa cosa, dipende da tanti fattori la cui valutazione istantanea è frutto dell'esperienza.

3 L'UMILTA' . Una delle prime cose che insegnava Zaccheroni durante il master di Salsomaggiore cui ho partecipato era proprio questa: la principale caratteristica mentale di un giocatore è l'umiltà, lo spirito di sacrificio. Non possiamo permetterci il lusso di credere di essere migliori (dei compagni o degli avversari), è un problema di approccio mentale. La presunzione di "sapere già" o di "saper fare meglio" blocca ogni possibilità di miglioramento. Per andare avanti dobbiamo innanzitutto ammettere di aver bisogno di migliorarci ognuno in prima persona. Una sconfitta dev'essere SEMPRE UNA LEZIONE DI UMILTA', una spinta verso l'esigenza di rimettersi in discussione, di ricominciare da zero. Se vengo bocciato ed inizio a lamentarmi del professore o biasimo i raccomandati, significa che mi ritengo migliore di quello che gli altri sono disposti a valutarmi e se mi ritengo tale non ho bisogno di migliorare. Invece se, passata l'inevitabile amarezza iniziale, ammetto di dovermi migliorare e l'umiltà mi porta ad una migliore applicazione nel prepararmi ad affrontare la prossima prova, avrò qualche prospettiva di migliori risultati futuri. Per questo si dice che le vittorie non ci migliorano come le sconfitte. Personalmente ho sempre preso alla lettera questi insegnamenti ed ho sempre dato spazio a gente che si notare lavorando duro, in silenzio e dimostrando un atteggiamento disponibile nei confronti dei compagni e delle esigenze del gruppo.Non sempre gioca di più chi sa stoppare o dribblare o tirare meglio degli altri (il nome Antonio Cassano vi dice qualcosa?) Se vuoi essere meglio degli altri corri e lotta più degli altri, corri al posto degli altri e continua a lottare anche quando i tuoi compagni hanno smesso PRIMA IN ALLENAMENTO E POI IN PARTITA.

2 commenti:

  1. E' vero che queste tre componenti non sono allenabili francè, ma sipossono migliorare con L'AMBIENTE. Cioè se tutti cerchiamo di farlo,allora anche a chi mancano queste componenti, verranno fuori. Vogliodire che è vero che questi tre fattori "se uno non ce li ha, non se lipuò dare", ma se vedi che Fabio Coccaro ci mette la grinta comel'altra domenica contro i casalesi, che tu fai una scivolatacoraggiosa come quella di ieri quando hai sradicato la palla dai piedidel loro attaccante solo davanti alla porta, se vedi che Gianni correcorre corre (addirittura non parla più, cioè modifica il suocarattere!), se vedi Checco Moscato -che ha fondato la squadra-accetta di giocare gli ultimi 5 minuti sul 4-2 rispettando ledecisioni del mister ed allenandosi per metterlo in difficoltàdomenica prossima, allora anche a chi mancano queste componenti, vienespontaneo imitarle.
    Ovviamente ho fatto tre esempi di eccellenza, senza togliere nienteagli altri (tra cui d'altronde ci sono anche io). Ho scelto questi treesempi perchè penso che tutti già prendano spunto da loro.

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    La questione del reintegro è molto spinosa, a mio avviso. Provo ad esprimere lamia opinione. Premetto che io, personalmente, conosco i miei limiti ele mie potenzialità e non ho paura di combattere con nessuno per ilposto in squadra, anzi più è forte chi gioca con me in allenamento emi soffia il posto in squadra la domenica, più mi impegneròl'allenamento successivo. Personalmente, se mi portate Ronaldinho a mefa solo piacere: vorrà dire che ci dovremo impegnare per essere al suolivello). Anche perchè so che abbiamo due allenatori capaci discegliere e che godono della mia estrema fiducia e simpatia. Inoltre ame fa piacere far parte della squadra, cioè venire a fare allenamento,stare nel gruppo, dare una mano alla squadra. Detto questo, secondo meil reintegro di alcuni elementi tecnicamente più forti, ma menocostanti nella presenza, ha vantaggi e svantaggi.I vantaggi sono che chiaramente possiamo essere agevolati la domenica;che qualcuno non sia costretto a giocare fuori ruolo; che giocatorimigliori alzano il livello medio della squadra: cioè se uno peresempio si deve conquistare il posto con Santaniello, si deveimpegnare ancora di più e questo non può che fare bene.Gli svantaggi sono che in effetti questo sarebbe meno giusto neiconfronti di chi gioca meno e la giustizia non è solo teorica, ma èanche un fatto pratico: se poi chi non gioca prende e se ne va,restiamo in due in questa squadra (tra questi reintegrati che nonvengono perchè incostanti e quelli che venivano sempre ma che nonvengono più perchè perdono le speranze). Inoltre, queste persone chenon vengono sono veramente incostanti ed inaffidabili, cioè non soloper gli allenamenti! Per es. Pietro ieri è stato convocato, ma non èvenuto! dunque tu non stai sicuro che vengano nemmeno per la partita!(ora non so perchè Pietro non sia venuto eh, può essere anche unmotivo serio: non glielo auguro e non lo voglio considerare, era soloun esempio dei problemi che si possono venire a creare).Dunque bisognerebbe tenere conto di vantaggi e svantaggi e decidere,basta che si sia consapevoli dei rischi.
    P.S. è chiaro che per "reintegro" si discutono quelli che spontaneamente se ne sono andati, non i neri che purtroppo sono stati costretti a venire meno: è chiaro che i neri dobbiamo cercare di reintegrarli appena possibile!

    Antonio

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  2. Sono d'accordisimo con voi mister nel calcio non ci vuole solo tecnica e bravura,si e vero ci vuole anche quello pero a questo aggiungo anche la combattività,l umiltà,e l'esperienza....puoi essere bravo,tutto quello che vuoi;ma poi?se perdi palla e ti fermi,e non corrri a riprendela per riparare danno, hai fatto meta del tuo lavoro....perciò dico sempre ai miei amici, nel campo date sempre tutto anima e spirito,come se fosse la finale di una partita ...e come diceva boskov la partita finisce quando l'albitro fischia...ed io mi arrendo solo al fischio finale della partita....quindi se tutti quanti la penserebbero in questo modo mettendo,non solo, grinta,tecnica,bravura e tant'altro,ma mettendo tanta forza di volonta e credere in cio ke si fa,in questo caso bisogna credere nell uniko obbiettivo

    che vogliamo raggiungere “ vincere la partita"ma con questo non voglio dire che per essere vincitori bisogna per forza vincere,io per aver vinto intendo vincere io in prima persona,cioè i vincitori dobbiamo essere ogniuno di noi è arrivare al punto di dire:ho fatto tutto quello che potevo io sono "vincitore"senza rimpiangere niente ma sopratutto senza dare colpa ad altre persone.....

    tanti ragazzi vorrebbero essere:Maradona,Lavezzi,Hamsik ecc...ma non sanno che per essere uno di loro bisogna combattere,non fermarsi mai ma sopratutto non abbandonare mai il "sogno" in cui credi.....

    lottiamo fino alla fine senza mai arrenderci,solo così potremmo essere dei veri vincitori....

    io vi parlo così per esperienza personale,oggi ho 27 anni e di squadre ne ho cambiate tantissime,

    Tra Eccellenza,Promozione,1,2 categoria

    ho sempre messo tutto me stesso,ma sopratutto ho sempre creduto nel mio sogno,per questo oggi ho ancora tanta voglia di volontà nel credere in ciò che è sempre stato è sarà il mio sogno.....

    il mio unico obbiettivo è sentirmi un vero vincitore,se anche voi la penserete così vi farò vedere che tutti insieme diventeremo un'unica ma sopratutto una vera squadra e saremo ogniuno di noi "vincitori" di se stessi.....by ANDREA Dos Santos

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